
Si tratta di un aspetto tipico che resiste ancora con le sue stigmate narcisistiche ed antisinergiche.
Ognuno è andato con il suo logo a proporre il suo brand, in competizione con il vicino. E ciò sarebbe in genere buona regola qualora ogni singolo espositore sia indipendente e rappresentasse unicamente sé stesso. Ma se invece, a proposito di turismo e di BIT, sotto le insegne ufficiali del brand generale “Puglia”, si va a procedere con uno spiegamento non ragionato di marchi, tutti ugualmente vocati al protagonismo pugliese, consentendo un sovraffollamento non ponderato di proposte si finisce per ottenere un effetto rebound rispetto al progresso di crescita. Infatti non è consigliabile profondere una tale quantità di energie contestualmente e così diffusamente, perchè una simile azione di promozione è sempre creatura ingovernabile di una regia improponibile. Senza contare che la quantità di denaro investita nell’operazione espositiva diventa inconsapevolmente il prezzo pagato per regredire nel posizionamento sul mercato della domanda turistica. Non è sufficiente affidarsi in fiera ad un buon allestimento e ad una buona grafica, per decretare il successo di una località o di un prodotto, se poi località e prodotto non hanno predisposto, in patria, la compiutezza dei servizi annessi e connessi. Quanto sta accadendo in questi giorni a Milano nel padiglione Puglia rappresenta l’aspetto di quella verità organizzativa ed istituzionale, che mostra ancora lati di approssimazione e carenza strategica. Segni questi di un vecchio nanismo meridionale che questa Amministrazione regionale non ha saputo ancora cancellare. Magari occorreva il ricorso ad un’azione tecnica comparata di marketing territoriale, capace di contemperare selezione e promozione delle presenze, evitando sovraesposizioni e manovre di sgomitante presenzialismo. Non giova alla Puglia presentarsi alla BIT con la confusione di una girandola di loghi e di brand.
Rosario A.POLIZZI
Coordinatore Regionale IO SUD-Puglia
Coordinatore Regionale IO SUD-Puglia
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