mercoledì 31 marzo 2010

Fitto si dimette Resa dei conti nel Pdl pugliese- da www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Dopo aver imposto la candidatura del suo pupillo, Rocco Palese, alle regionali pugliesi (al posto di Adriana Poli Bortone) e dopo la sua bruciante sconfitta ad opera di Nichi Vendola, il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto ha presentato le dimissioni
dall’incarico.
La resa dei conti politica nel Pdl,dopo la vittoria del centrosinistra con Nichi Vendola in Puglia, è arrivata prima del previsto. Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, principale sponsor della candidatura di Rocco Palese alla presidenza della Regione, si è dimesso assumendo su di sè le conseguenze della sconfitta di una strategia avversata da molti nel suo stesso partito ma da lui caparbiamente imposta.

Strategia che aveva prodotto come effetto immediato la spaccatura dell’area di centrodestra, con la candidatura della senatrice ex An Adriana Poli Bortone (Io Sud) che ha corso per la presidenza da sola sostenuta dall’Udc ottenendo l’8,7% dei voti. Silvio Berlusconi però prende tempo. Le dimissioni di Fitto sono sul suo tavolo da alcune ore, ma il Cavaliere – a quanto si apprende – non ha ancora deciso cosa farne.

In difesa dell’ex coordinatore pugliese si sono spesi Maurizio Gasparri, che ha definito le dimissioni un gesto di responsabilità, ma ha invitato il premier a respingerle, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, per il quale «andrebbero tenute distinte le questioni di partito da quelle del governo». Diffidente il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. «Prima voglio vedere - ha detto – se le dimissioni arriveranno a domani. Ho visto dimettersi tante volte esponenti del centrodestra che hanno ritirato le dimissioni il giorno dopo».

Già ieri sera, quando la vittoria del centrosinistra si era delineata, Fitto era stato il principale bersaglio degli attacchi della stessa Poli Bortone che invitava Vendola a ringraziare il ministro. E anche il governatore riconfermato (che cinque anni fa era stato diretto antagonista di Fitto, allora presidente uscente, battendolo inaspettatamente e di misura) ha indicato a più riprese il ministro come principale artefice della sua vittoria. Vendola ha definito Fitto «un alleato troppo prezioso» e con ironica preveggenza si è detto in mattinata preoccupato per l’ipotesi che il ministro potesse subire «una estromissione dai luoghi del potere».

Nessuna ironia, invece, nelle parole di Poli Bortone che era stata ad un passo dall’essere candidata unica del centrodestra con il favore anche del premier, Silvio Berlusconi, che però alla fine aveva ceduto alle resistenze del ministro pugliese. Per Poli Bortone le dimissioni di Fitto più che un’assunzione di responsabilità, sembrano «l'abile mossa di chi prova ad anticipare una richiesta che gli sarebbe comunque arrivata di qui a poche ore. Dimettersi per Fitto – secondo la senatrice - era il minimo da fare di fronte alla terza sconfitta consecutiva». Ma la senatrice ne ha anche per alcuni suoi ex colleghi di partito, che invita pure alle dimissioni.

Sono 13 esponenti ex An che firmarono una lettera contro la sua candidatura e che, secondo Poli Bortone, «sono corresponsabili della scelta del ministro di fare a meno di una parte rilevante dell’area moderata di questa regione». Fitto, ieri irrintracciabile per i giornalisti, aveva già risposto lunedì a caldo agli attacchi giudicando determinante per la sconfitta «la terza candidatura non solo per i numeri in assoluto ma anche per il voto disgiunto che ha bisogno di un’analisi». Analisi che in queste ore starebbe facendo emergere realtà in cui elettori del centrodestra o dell’Udc avrebbero votato Vendola presidente.

«Qualcuno – aveva detto Rocco Palese – ha lavorato contro di noi». Affonda invece un altro colpo l’europarlamentare pugliese del Pdl Salvatore Tatarella secondo cui, se «invece di obbedire a un miope e personale calcolo di potere Fitto avesse accolto il paterno consiglio di Silvio Berlusconi di candidare Poli Bortone, allargando all’Udc, oggi staremmo festeggiando la vittoria del centrodestra anche in Puglia» e Nichi Vendola non sarebbe ora «una nuova icona della sinistra nazionale».

TATARELLA E QUAGLIARIELLO, CLAVA E FIORETTO DENTRO IL PDL
di ALESSANDRA FLAVETTA
ROMA - La circospezione e la prudenza che manifestano i parlamentari pugliesi del Pdl nel commentare la vittoria elettorale di Vendola e le conseguenti dimissioni dal governo di Fitto sono più significative di molte parole. Ma c’è chi non risparmia critiche a viso aperto, come l’europarlamentare Salvatore Tatarella: «Quello del ministro Fitto mi sembra un atto doveroso, oltre che una assunzione di responsabilità politicamente apprezzabile». Una condanna senza appello, quella di Tatarella, che invita implicitamente il presidente del Consiglio ad accettare le dimissioni: «Le scelte sbagliate del ministro di Maglie imposte con prepotenza e con qualche furbizia a un riottoso e alla fine remissivo Silvio Berlusconi hanno penalizzato innanzitutto la Puglia, ma hanno anche tolto al centrodestra la grande soddisfazione di uno storico sorpasso: il conto finale del 7 a 6 sarebbe stato un trionfo: il 6 a 7 è pur sempre un successo, ma se un po’ di amaro ci resta in bocca dobbiamo dire grazie solo a Raffaele Fitto. Se invece di obbedire a un miope e personale calcolo di potere personale - prosegue l’esponente del Pdl - Fitto avesse accolto il paterno consiglio di Silvio Berlusconi di candidare Adriana Poli Bortone, allargando l’alleanza anche all’Udc, oggi staremmo festeggiando la vittoria del centrodestra anche in Puglia e Nichi Vendola, invece di una nuova icona della sinistra nazionale, sarebbe solo un ex presidente di Regione, sconfitto al pari dei suoi colleghi meridionali di Calabria e Campania: sommando i voti ottenuti dalla Poli e da Rocco Palese, Vendola sarebbe stato nettamente battuto».

Per Tatarella è dunque, con le dimissioni di Fitto, l’ora della resa di conti interna: «Questo atto non esaurisce la necessità che in Puglia si apra immediatamente un dibattito per ridisegnare scelte politiche e classe dirigente del Pdl».

Più diplomatico Gaetano Quagliariello che ritiene che «l'atto politico di Fitto, se c'è, rientra in un rapporto tra il ministro e il presidente del Consiglio al momento della candidatura di Palese», ma si astiene dal «dare alcun giudizio» sia sulla scelta, sia sulla possibilità che le dimissioni vengano accolte da Berlusconi: «Le dimissioni non si commentano mai, parlano già di per sè», osserva il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera. Eppure c'è qualcuno nel Pdl che, segretamente, spera che il capo del governo accetti la proposta di Fitto e gongola perché interpreta come un segnale il tempo che sta intercorrendo tra l'offerta del passo indietro del titolare degli Affari Regionali e la risposta del premier.

Secondo Antonio Leone, quello di Fitto è «un gesto di grande dignità politica, che gli fa onore e che sono certo rientrerà. Vendola – prosegue il vicepresidente della Camera – ha avuto un solo, grande vantaggio, rivelatosi poi la sua fortuna: la Poli Bortone e Casini ufficialmente si sono presentati come suoi avversari, in effetti hanno svolto una campagna elettorale di sostegno a lui, una forma di collateralismo occulto. Vedremo quali vantaggi ne trarranno nei prossimi mesi».

Per il risultato elettorale, però, Leone se la prende solo con l'Udc: «il Pdl si è confermato il primo partito in Puglia e quindi non ha nulla da rimproverarsi, piuttosto c’è da chiedersi perché l’Udc abbia attuato una tattica così suicida. Di recente Buttiglione affermava che una vittoria di Vendola avrebbe favorito lo spostamento dell’elettorato cattolico dal Pd all’Udc. Insomma se vince il mio avversario, vinco anch’io. Una follia!».

Quagliariello fa «pubblicamente i complimenti a Palese per la campagna elettorale coraggiosa», mentre stigmatizza Vendola che ha ringraziato Fitto per la vittoria: «Non è stato un bell'atto, il governatore è una persona di stile, è stata una soverchieria, avrebbe dovuto ringraziare D'Alema perché lo ha rinforzato a livello nazionale quanto avvenuto in Puglia al momento delle primarie: è nato lì un carisma che va oltre i confini della regione».

Nessuna colpa del Pdl, quindi? «Se c'è stato un errore – ammette Quagliariello – è aver sottovalutato, trattando come ordinaria una situazione che era diventata straordinaria: in Puglia era fallito l'accordo tra Casini e D'Alema e non bisognava creare le condizioni per un candidato del terzo polo. Se avessimo riflettuto di più si poteva evitare la sconfitta». Candidando Poli Bortone avreste vinto? «Non è un problema matematico - ragiona Quagliariello - la politica non si fa addizionando le percentuali, ma riscaldando gli animi e mobilitando. Probabilmente serviva una candidatura in grado di unificare il centrodestra richiamando nelle radici, avendo così ragione di un avversario che su quel terreno era diventato forte: Vendola quattro mesi fa era morto».

E scegliendo Mantovano? «Non è questione di candidati, è doloroso fare questo gioco. Ora – valuta Quagliariello – bisogna riaprire porte e finestre e non consumarsi in ripicche o lotte intestine». In questo senso le dimissioni di Fitto possono essere lette come un gesto distensivo? «Se gesto ci sarà – conclude l’esponente del Pdl – per quel che mi riguarda lo interpreterò così».


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