martedì 2 marzo 2010

Quale futuro per la sinistra?- da www.barilive.it

Nella libreria Laterza si è discusso del futuro della sinistra. Cosa serve, dunque? Servono valori, è stato detto. Parliamoci chiaro, senza ipocrisie. Perchè molti militanti della sinistra, oggi, scelgono l'IdV? E perchè oggi, nello stesso PD, hanno preferito Vendola a Boccia? Il partito di Di Pietro si infoltisce di magistrati. Se si legge il fenomeno, si scopre che forse, il popolo ha tanto bisogno di giustizia. Una giustizia
negata da un affarismo selvaggio che si spaccia per liberismo e che tenta di introdursi nella sinistra. Il popolo avverte il peso delle illusioni tradite. Un PD che è avvitato su sè stesso, che si dilania in merito al destino politico di Caracciolo a Barletta. Addirittura, serviva un summit perchè si tratta di un uomo di Tedesco. Mica è poco. Allora, se la sinistra va al potere deve fare le cose che vanno fatte. Se fai una campagna elettorale sulle leggi ad personam di Berlusconi, una volta al governo devi rimuoverle. Deve recidere ogni legame con l'affarismo selvaggio che è il terreno su cui alligna il crimine organizzato. Non si può più consentire che vi siano assessori le cui famiglie hanno interessi nella sanità. Non ci si può limitare ad amministrare l'esistente. Essere di sinistra, vuol dire non lasciare campo libero al presidente Fini che, da destra, afferma che non è più tollerabile legalizzare il precariato nel mondo del lavoro. La sinistra deve selezionare una classe dirigente motivata. Deve mettere insieme le energie di cui è ricca. Intelligenze come quelle di Rosina Basso, Gaetano Piepoli, Federico Pirro, non possono restare inascoltate.
Nel corso dell'assemblea regionale del PD che avrebbe sancito la candidatura alle primarie di Boccia, quelle ci sono parse “vox clamantis in deserto”. C'è bisogno non di salvatori della patria, ma di uno o più demiurghi che abbiano il coraggio di Dossetti, La Pira, Berlinguer. Un leader deve parlare al popolo, non ad una plebe amorfa. Ed il popolo deve essere in sintonia perfetta. Sarà anche vero che questa società è liquida. Ma un partito se apre le sue porte all'esterno, deve farlo con la consapevolezza che c'è qualcuno in grado di modificare davvero le regole del gioco. Altrimenti, è una finzione. Una rigenerazione della sinistra. Di questo, si avverte la necessità. Una sinistra che abbia alcuni grandi temi da inserire nell'agenda politica. Interessa poco che sia riformista o massimalista, se gli aggettivi servono solo a dividere. Una sinistra che abolisca le gelosie interne. Che faccia le cose che vanno fatte. Che abolisca il nepotismo negli atenei. Una sinistra che faccia sì che un malato di cancro non debba attendere 3 mesi prima di di un ricovero in Chirurgia al Policlinico. E che inserisca tutto questo in una visione del mondo che non si limiti ad accettare supinamente, ma che discuta e contratti le condizioni dell'ordine mondiale. Una sinistra che sia da stimolo per la nascita di una moderna destra liberale, di cui si avverte tanto il bisogno. Non si comprende il motivo per il quale Nicola De Bartolomeo dichiara alla stampa che la scelta di schierarsi con Palese è dettata dal fatto che in Confindustria si sono fatti due conti. Quali sarebbero le “autorizzazioni” (negate?) motivo del contendere con Vendola? La destra liberale di cui c'è necessità è quella del “lasciar fare” in economia. Ma è anche quella delle pari opportunità. Non di un capitalismo che si interseca con la politica. Non crediamo a chi dice che certe abitudini sono immodificabili nel Mezzogiorno. Questo Paese ha bisogno di regole nuove. Altrimenti, regredisce.


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