domenica 28 febbraio 2010

Dario Franceschini: “Sfidare la destra sui valori” - da www.barilive.it

Metti un pomeriggio alla libreria Laterza. Metti insieme a discutere di politica Dario Franceschini, già Segretario nazionale del PD, Nichi Vendola, in piena corsa contro Rocco Palese, per fare il bis a via
Capruzzi, Guglielmo Minervini, l'Assessore regionale alla trasparenza, anch'egli candidato alle regionali e Michele Emiliano, sindaco di Bari, che con Minervini è “uomo del fare della sinistra”, come affermato da Maddalena Tulanti, responsabile della redazione barese del Corriere del Mezzogiorno. Ed avrai ciò che ti serve per una riflessione in una società utilitaristica ed, a tratti, nichilista.

L'occasione galeotta è data dall'ultimo libro di Franceschini, “In 10 parole: sfidare la destra sui valori”. “Ci siamo chiamati la Cosa, per un certo tempo”, ha esordito la Tulanti che, come tutti sanno proviene dalle file de l'Unità. “Credo sia stata l'umiliazione più grande: quando avremo un nome ed un cognome?”. La risposta è sui valori. Franceschini: “Dopo la caduta del muro di Berlino, la sinistra si è limitata ad inseguire i modelli della destra, presentandoli in versione corretta, con un pò di giustizia sociale, un pò di civiltà giuridica, un pò di buon senso. Ha rinunciato, però, a mettere in campo una gerarchia di valori alternativi, ad indicare il modello di società verso la quale si vuole andare”. Questo dovrebbe fare il partito nuovo. Evidentemente, c'è ancora molto da fare.

Allora, il problema qual'è? “Chi vota a destra, in Italia, sa cosa vota; chi vota per noi non lo sa”, è la conclusione dell'ex Segretario PD. Il messaggio “semplificato e becero della destra” è riuscito a penetrare fin negli strati popolari del Paese: protezione; alimentare le paure, per raccogliere consenso; meno Stato, meno regole. Si arrangi chi può. “Noi, invece, abbiamo vissuto sulla rendita derivante dalla ricchezza delle rispettive identità politiche di provenienza. Non basta più”. Spostare il confronto sui valori, sulla idea di società, sulle ingiustizie che ci sono ancora”, ha ribadito Franceschini. Nichi Vendola ha parlato di un Paese “avvitato sulle proprie fobie, nel quale il berlusconismo appare non come la cultura della destra ma come quella del Paese”.

Vendola ha fatto riferimento all'immagine evocata dal sociologo Giuseppe De Rita, l'Italia della mucillagine. “Io penso alla bassa marea, che lascia sulla battigia detriti, residui, lattine di coca cola, bottiglie di plastica. Penso che se la sinistra non si presenta sotto forma di alta marea, difficilmente riusciremo a ripulire la scena”. Vendola ha citato Moro, Berlinguer e la grande tradizione del socialismo italiano. Erano le grandi identità di popolo che attraversavano le viscere della società. “Noi, al più, abbiamo allusioni. Non si può alludere all'alternativa in assenza di visioni più robuste della crisi del mondo”. Il Governatore uscente ha ricordato che ogni scelta della destra, anche la più concreta e materiale, viene presentata come un pacchetto valoriale.

“Pensate alle schifezze della Gelmini, presentate come un piccolo mondo antico, il grembiulino, il voto di condotta, l'immagine di una scuola che non esiste più. Essa evoca però, nostalgia in quanti vivono la crisi della famiglia come l'avevamo conosciuta”. Alla potenza ideologica della destra, la sinistra contrappone pensieri deboli. Non una robusta visione alternativa. “La destra fabbrica paure. E noi abbiamo gareggiato con la destra sul terreno degli acchiappafantasmi. Abbiamo accettato di competere con chi proponeva le ronde. La sicurezza, così come viene rappresentata, è una straordinaria manipolazione della realtà. Lo stupro non è una ginnastica etnica, ma una specialità multietnica di genere maschile”. E siccome, la politica è anche amministrare una città, “gli stupri sono più facili nelle periferie prive di sistemi di trasporto pubblico, di illuminazione e di servizi sociali”.


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