intervenuto a Bari. In compagnia dell’ex pm campano, del coordinatore regionale Zazzera, del senatore Caforio e dello stesso capolista, Di Pietro ha spiegato alla stampa che proprio Nicastro rappresenta “il segnale di discontinuità rispetto a un passato che non vogliamo nascondere. Vogliamo aiutare Vendola a governare meglio”, perché “è stato raggirato”.
Le vicende accadute nell’ultimo anno in Puglia raccontano di “una legislatura di centrosinistra resa opaca da comportamenti poco corretti e poco trasparenti, ma non è una buona ragione per affidare il governo a chi ha dimostrato che della non trasparenza negli affari e nella gestione della cosa pubblica ne ha fatto un’azione costante, al governo delle destre che toglie ai poveri e dà ai furbi”.
E il magistrato ‘prestato alla politica’ sembra incarnare al meglio proprio questa missione: 54 anni, da 23 è impegnato nel ruolo rivestito fino a qualche giorno nella Procura della Repubblica di Bari e nei 6 anni precedenti ha indossato la toga da avvocato. Ultimamente è stato uno degli inquirenti del pool barese contro i reati della pubblica amministrazione.
“Deciderò con i cittadini cosa fare giorno per giorno”, ha dichiarato Nicastro, “non so se mi ripagheranno con il loro voto, ma so per certo cosa non devo fare io. Lavorerò per le regole, con le regole e sulle regole, perché le leggi devono servire agli uomini per vivere meglio”. La candidatura dell’autorevole pm, di fatto, fa già presagire a chi andrà l’assessorato in quota Idv nell’eventuale giunta Vendola bis. “Porto i miei valori, quelli di chi ha indossato la toga per 30 anni”.
La proposta qualche mese fa giunse proprio da Antonio Di Pietro. “Gli risposi che per me si trattava di una partita al buio”, ha commentato il capolista Idv, “lui mi disse di giocare con i miei strumenti”. Così, “di fronte all’Italia dell’illegalità”, ha aggiunto, “risponde l’Italia della legalità”.
La vicenda ricalca un po’ la giovanissima vita politica di Luigi De Magistris. “Sono fortemente convinto che la situazione drammatica del Paese si deve risolvere proprio sul piano politico”, afferma l’ex pm di Why not. “Proprio dal Sud deve partire il contributo politico per cambiare le regole”.
“Abbiamo chiesto a uno dei magistrati di punta della Procura di Bari di passare alla fase dell’azione politica diretta”, ha evidenziato Di Pietro, “perché ha avuto riscontro delle anomalie quando ha svolto l’attività di magistrato. Quando il Paese va rotoli, ci deve essere una squadra che si assuma la responsabilità di riparare i guasti e di riprendere in mano le redini della buona amministrazione”.
E se qualcuno dovesse accusare la classe dirigente di servirsi di un numero troppo elevato di giudici, l’ex pm di Mani pulite non ha dubbi: “Meglio qualche magistrato in più e qualche delinquente in meno”.
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