
La resa dei conti politica nel Pdl,dopo la vittoria del centrosinistra
con Nichi Vendola in Puglia, è arrivata prima del previsto. Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, principale sponsor della candidatura di Rocco Palese alla presidenza della Regione, si è dimesso assumendo su di sè le conseguenze della sconfitta di una strategia avversata da molti nel suo stesso partito ma da lui caparbiamente imposta.
Strategia che aveva prodotto come effetto immediato la spaccatura dell’area di centrodestra, con la candidatura della senatrice ex An Adriana Poli Bortone (Io Sud) che ha corso per la presidenza da sola sostenuta dall’Udc ottenendo l’8,7% dei voti. Silvio Berlusconi però prende tempo. Le dimissioni di Fitto sono sul suo tavolo da alcune ore, ma il Cavaliere – a quanto si apprende – non ha ancora deciso cosa farne.
In difesa dell’ex coordinatore pugliese si sono spesi Maurizio Gasparri, che ha definito le dimissioni un gesto di responsabilità, ma ha invitato il premier a respingerle, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, per il quale «andrebbero tenute distinte le questioni di partito da quelle del governo». Diffidente il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. «Prima voglio vedere - ha detto – se le dimissioni arriveranno a domani. Ho visto dimettersi tante volte esponenti del centrodestra che hanno ritirato le dimissioni il giorno dopo».
Già ieri sera, quando la vittoria del centrosinistra si era delineata, Fitto era stato il principale bersaglio degli attacchi della stessa Poli Bortone che invitava Vendola a ringraziare il ministro. E anche il governatore riconfermato (che cinque anni fa era stato diretto antagonista di Fitto, allora presidente uscente, battendolo inaspettatamente e di misura) ha indicato a più riprese il ministro come principale artefice della sua vittoria. Vendola ha definito Fitto «un alleato troppo prezioso» e con ironica preveggenza si è detto in mattinata preoccupato per l’ipotesi che il ministro potesse subire «una estromissione dai luoghi del potere».
Nessuna ironia, invece, nelle parole di Poli Bortone che era stata ad un passo dall’essere candidata unica del centrodestra con il favore anche del premier, Silvio Berlusconi, che però alla fine aveva ceduto alle resistenze del ministro pugliese. Per Poli Bortone le dimissioni di Fitto più che un’assunzione di responsabilità, sembrano «l'abile mossa di chi prova ad anticipare una richiesta che gli sarebbe comunque arrivata di qui a poche ore. Dimettersi per Fitto – secondo la senatrice - era il minimo da fare di fronte alla terza sconfitta consecutiva». Ma la senatrice ne ha anche per alcuni suoi ex colleghi di partito, che invita pure alle dimissioni.
Sono 13 esponenti ex An che firmarono una lettera contro la sua candidatura e che, secondo Poli Bortone, «sono corresponsabili della scelta del ministro di fare a meno di una parte rilevante dell’area moderata di questa regione». Fitto, ieri irrintracciabile per i giornalisti, aveva già risposto lunedì a caldo agli attacchi giudicando determinante per la sconfitta «la terza candidatura non solo per i numeri in assoluto ma anche per il voto disgiunto che ha bisogno di un’analisi». Analisi che in queste ore starebbe facendo emergere realtà in cui elettori del centrodestra o dell’Udc avrebbero votato Vendola presidente.
«Qualcuno – aveva detto Rocco Palese – ha lavorato contro di noi». Affonda invece un altro colpo l’europarlamentare pugliese del Pdl Salvatore Tatarella secondo cui, se «invece di obbedire a un miope e personale calcolo di potere Fitto avesse accolto il paterno consiglio di Silvio Berlusconi di candidare Poli Bortone, allargando all’Udc, oggi staremmo festeggiando la vittoria del centrodestra anche in Puglia» e Nichi Vendola non sarebbe ora «una nuova icona della sinistra nazionale».
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